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La storia di Omu Axiu

A Orroli, nel Sarcidano (un’ora circa da Cagliari), la famiglia Vargiu ha riaperto le porte della fattoria che per secoli è stata il fulcro del paese e l’ha trasformata in ristorante e museo, e a pochi passi, in una palazzina antica, ha creato 12 camere.

Si chiama Omu Axiu, come la gente del luogo ha sempre chiamato, in dialetto, “casa Vargiu”: qui si può trascorrere un’intera giornata visitando le stanze-museo di vita contadina, con gli attrezzi e le masserizie ancora al loro posto, compreso il ricco corredo di famiglia, per poi godersi il fresco del porticato dell’antica corte e infine mettersi a tavola.

La signora Tonia Vargiu insegna volentieri a fare il pane o i maccarronis con il ferro da calza e altri tipi di pasta che sembrano gioielli; poi se ne va in cucina con le ricette che le sono state tramandate dalla nonna e dalla suocera, introvabili sui libri di gastronomia sarda. “Abbiamo voluto valorizzare il nostro passato e la storia della nostra famiglia”, dice Agostino Vargiu, che affianca la madre Tonia, “e renderne partecipi anche altri.

Credo che la formula dell’albergo diffuso possa rendere un servizio a luoghi come Orroli che altrimenti rischiano di spopolarsi e scomparire”. Dalle spiagge di Villasimius dista circa un’ora, come dalla costa di Arbatax: qui la campagna è disseminata dai più imponenti nuraghe, da menhir pre-nuragici, domus de janas (ovvero “case delle fate”, antichissime sepolture) e dominata dalla presenza di due laghi artificiali, il Flumendosa e il Mulargia, davvero sorprendenti in questo lembo infuocato di Sardegna.

Orroli è sorto agli onori delle cronache per essere il paese con la più alta concentrazione di ultracentenari in Italia e forse nel mondo: qualunque sia il motivo della straordinaria longevità dei suoi abitanti, l’ambiente salubre, l’alimentazione naturale e i ritmi di vita devono aver inciso su questo felice primato.

Omu Axiu
Orroli (Nuoro)

È la grande casa dei proprietari terrieri della zona, dove ogni attrezzo e utensile è rimasto al suo posto, oggi trasformata in museo della tradizione contadina. La casa affaccia su una vasta corte in pietra con porticato dove vengono serviti i pasti. Le stanze, più moderne, distano poche decine di metri.

(testo di Daniela Passeri, Gente Viaggi del 04/04/2007)